Una donna che ha cambiato il mondo

Il Vero conservatore è persuaso di essere, se non l'uomo di domani, certamente l'uomo del dopodomani. (Giuseppe Prezzolini)

Quando, qualche giorno fa, alla notizia della morte della Lady di ferro, Margaret Thatcher, ho sentito il bisogno e la necessità di scrivere qualche riga su questo grande personaggio che ha cambiato le sorti del suo paese e del mondo intero, ho pensato bene di aprire questa specie di encomio con una citazione che, a mio parere, rispecchiasse al meglio la statura del personaggio e l'importanza delle sue gesta.
E mentre mi sforzavo di cercarla, consapevole del fatto che mi stavo imbattendo in una impresa difficilissima, per il solo motivo che sarebbe stato quasi impossibile trovare qualcosa che racchiudesse ottimamente tutto quello che era stato e che aveva rappresentato, mi tornò in mente quel magnifico documento, un codice, imprescindibile per ogni buon conservatore: il Manifesto dei Conservatori di Giuseppe Prezzolini. Un genio del giornalismo, un intellettuale raffinato e acuto, uno dei pochi portatori delle idee e della dottrina conservatrice in Italia. Uno che, qualche anno più tardi, sarebbe stato anche il modello di Montanelli.

La citazione che apre questo articolo per me è molto significativa e racchiude al meglio quello che penso e la caratteristica che più voglio mettere in risalto della Lady di ferro. Forse la frase andrebbe modificata, sostituendo la parola uomo con la parola donna. Ma, se lo avessi fatto, avrei sicuramente messo da parte o, almeno, sminuito un elemento che è forse stato il più sorprendente, il più inaspettato, il più innovatore: l'essere donna. La parola uomo in quella citazione marca ancor di più la sua grandezza e la sua unicità. Ma il significato profondo di quella frase di Prezzolini nasconde, come dicevo, la caratteristica che più ha contraddistinto l'epopea e la politica thatcheriana: rivoluzionaria. Radicalmente rivoluzionaria, nonostante fosse una fervida e convinta conservatrice. Lei è stata quel leader del dopodomani. Ha guidato la Gran Bretagna in un momento di crisi economica devastante e l'ha trasformata in una delle più grandi potenze mondiali, tra le principali potenze in Europa. La sua carriera politica è colma di vittorie e di successi. I suoi primi successi li ha conquistati all'interno del suo partito, demolendo le convenzioni e lo scetticismo legato esclusivamente al suo sesso e alla sua estrazione sociale. Una donna, per di più figlia di un droghiere e che non aveva frequentato la prestigiosa Eton era un orizzonte nuovo ed un mix sconosciuto, a tratti pericoloso, assolutamente da evitare.

Nella sua lunga esperienza di governo ha ridato al suo paese un'economia solida e dinamica, ha ridimensionato lo strapotere dei sindacati che impedivano la ripresa, ha vinto contro l'Argentina dei colonnelli la guerra delle Falkland-Malvinas, riaccendendo quel sentimento di sano patriottismo, ha combattuto strenuamente il terrorismo sotto qualsiasi forma esso si manifestasse. In politica estera la sua azione, in tandem con un altro grande, Ronald Reagan, è stata decisiva a mettere fine alla guerra fredda e a smantellare quell'impero del male; è stata ferma nella sua decisione di non aderire al progetto monetario unico europeo e, guardando la situazione attuale, forse aveva visto giusto. E chissà quante altre cose dimentico. Il tutto portato avanti con quella ferrea volontà che gli è valsa l'appellativo di Lady di ferro, con il quale rimarrà alla storia e attraverso il quale i posteri impareranno a conoscerla e ad apprezzarla, come ho fatto io.

Ma la sua più grande vittoria è stata quella di aver rivoluzionato anche il principale partito di opposizione, il Partito Laburista. Aveva imposto le sue idee liberali e liberiste non perché fossero migliori, ma perché erano quelle più adatte e giuste a salvare la Gran Bretagna. E il successivo e altrettanto lungo periodo di governo laburista, con a capo Tony Blair, gli darà ragione continuando nella sua opera riformatrice e mantenendo tutte le riforme che aveva apportato in undici anni di dominio incontrastato.

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