Fine dei giochi

Il giro di consultazioni private del premier incaricato Bersani sembrerebbe finito. Dopo le parti sociali, Monti, Lega e Pdl questa mattina il segretario del Pd ha incassato, per l'ennesima volta, anche il no del M5S, con tanto di diretta streaming. L'incontro avuto con i capigruppo parlamentari grillini non ha avuto l'esito sperato, anche se Bersani sembrerebbe ancora sperare in qualche scheggia impazzita. Poche ore dopo, però, ci ha pensato direttamente Grillo, con il suo "padre puttaniere", a mettere definitivamente una croce tombale sulle speranze di governo del segretario Pd.

L'unica possibilità che rimane per formare un governo sostenuto da una solida maggioranza parlamentare è quella che Bersani voleva evitare maggiormente: accogliere l'invito di Berlusconi e del Pdl a formare un governo di larghe intese. Se optasse per questa soluzione dovrà per forza anche sottostare alle richieste e alle pretese che il centrodestra avanzerà sicuramente, come ad esempio eleggere un moderato al Quirinale. La politica del compromesso, peculiarità della vecchia politica attraverso la quale si vuole dare al paese un governo di cambiamento. Anche se quest'ultima opzione è da addebitare interamente al centrodestra e non a Bersani, giusto per chiarire che è l'intero arco politico che è affetto dalla sindrome della vecchia politica.

Bersani chiede responsabilità a tutte le componenti parlamentari ma non offre niente in cambio, dimentica che siamo in Italia. Ha già declinato lo sdolcinato invito di Berlusconi a formare un esecutivo con Angelino Alfano vicepremier e, per ammorbidire le condizioni dell'avversario, al massimo propone personalità gradite anche al centrodestra. Il M5S invece fa sapere al Capo dello Stato che forse con un altro nome se ne potrà discutere, ma dimentica che il paese è sull'orlo del precipizio e che non c'è tempo da perdere; lo spread e i mercati in affanno questa mattina sono un messaggio chiaro, gli occhi sono puntati sull'Italia. Avviare un altro giro di consultazioni con un altro incaricato sarebbe solo uno spreco di tempo che non possiamo permetterci. Urge una soluzione tempestiva per uscire da questo impasse.

Nelle prossime ore Bersani si recherà da Napolitano e, contrariamente ai paletti chiari e precisi con i quali il Capo dello Stato ha vincolato l'incarico, avanzerà solo dubbi e incertezze. L'ipotesi di un altro governo tecnico non sembra gradita ai partiti; proporre un altro nome provocherebbe, come già detto, solo una perdita di tempo e non garantirebbe con certezza il raggiungimento di una maggioranza solida e la conseguente formazione del governo.
Forse tornare alle urne sarebbe la soluzione migliore, ma con la vigente legge elettorale il risultato sarebbe praticamente uguale a quello delle ultime elezioni, forse con qualche lieve ed ininfluente variazione. Inoltre il cosiddetto "semestre bianco" non permette a Napolitano di sciogliere le Camere e di indire nuove elezioni, cosa che potrebbe fare solo il suo successore, ma anche su questo lo spettro politico parlamentare è ad un punto morto. Siamo in un vicolo cieco!

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