Il fallimento diplomatico di un paese

La vicenda dei due marò italiani in India e la conseguente crisi diplomatica tra i due paesi sono destinate proseguire ancora a lungo. All'appello dei due fucilieri italiani di pochi giorni fa sono seguite le dimissioni del ministro degli Esteri, Giulio Terzi. Forse il ministro ha interpretato male la lettera dei due militari, che esortava le autorità italiane a risolvere la tragedia di cui sono protagonisti, ma tant'è.
Dimissioni che denotano anche una profonda divisione all'interno del Governo italiano sulla vicenda in questione. Terzi si sarebbe dimesso perché in disaccordo con la decisione del Governo italiano di rimandare i marò in India, dopo che lo stesso ministro aveva annunciato che i due fucilieri non sarebbero rientrati in India il 23 marzo, data di scadenza del permesso indiano in occasione delle elezioni politiche. Di contro, il ministro della Difesa Di Paola risponde dicendo che le valutazioni di Terzi non corrispondono a quelle del Governo e che lui non abbandonerà la barca in difficoltà, con anche una timida allusione "schettiniana". Addirittura Terzi sarebbe stato accusato di aver deciso autonomamente di trattenere i due marò in patria, violando l'accordo con le istituzioni indiane, ma ovviamente l'interessato smentisce tutto. Il nuovo capo della Farnesina e delle diplomazia italiana sarà Monti, che assume l'incarico ad interim, con Marta Dassù e Staffan de Mistura viceministri. Ma ripercorriamo le tappe di questa contorta vicenda.

Il tutto ebbe inizio il 15 febbraio 2012 quando Massimilano La Torre e Salvatore Girone, in servizio antipirateria sulla petroliera Enrica Lexie, sparano contro un peschereccio, scambiandolo per una nave di pirati. Nel conflitto a fuoco rimangono uccisi due pescatori indiani, nello stato del Kerala. Pochi giorni dopo la petroliera arriva a Kochi, in Kerala, e i due fucilieri italiani vengono fermati e fatti scendere nella città, alloggiando nella guest house della polizia locale. Girone e La Torre sostengono di aver sparato in aria.
Il 28 febbraio inizia l'estenuante braccio di ferro diplomatico tra Italia e India. Il ministro Terzi si reca a Nuova Delhi, capitale indiana, e successivamente fa visita ai due fucilieri a Kochi. Le autorità italiane, attraverso Terzi, rivendicano la competenza giuridica dell'accaduto poiché il fatto si è svolto in acque internazionali e a bordo di una nave battente bandiera italiana.
Tra il 5 ed il 6 marzo il tribunale di Kollam autorizza il trasferimento dei fucilieri nel carcere di Trivandrum e il 25 maggio vengono trasferiti alla Borstal School di Kochi. Cinque giorni dopo l'Alta Corte del Kerala concede ai due militari la libertà su cauzione di 10 milioni di rupie (circa 143.000€), con l'obbligo di non allontanarsi dalla zona di competenza.

Il 20 dicembre le autorità indiane concedono una licenza per le vacanze natalizie ai due fucilieri che rientrano in Italia all'aeroporto di Ciampino, accolti dal Presidente del Senato Schifani. Licenza concessa fino al 4 gennaio del nuovo anno dietro cauzione di 800.000€.
Il 22 febbraio altro permesso concesso ai due fucilieri in occasione delle elezioni politiche. Ed è qui che si consuma lo strappo diplomatico tra i due paesi e forse anche all'interno del Governo italiano: il ministro Terzi annuncia che i due fucilieri non rientreranno in India alla data di scadenza del permesso (23 marzo).
Una settimana dopo il Governo indiano limita la libertà dell'ambasciatore italiano in India, Daniele Mancini, allertando tutti gli aeroporti e impedendo al diplomatico di lasciare il paese. L'Unione Europea prende posizione ed esorta l'India a lasciare libero l'ambasciatore italiano e di non contravvenire agli obblighi internazionali stabiliti dalla Convenzione di Vienna.
Il 20 marzo i due sottufficiali della marina vengono indagati dalla Procura militare di Roma per violata consegna. Il giorno dopo il ministro Terzi annuncia che i due fucilieri rientreranno in India, considerando lo strappo necessario ad ottenere alcune garanzie dal Governo indiano, tra le quali anche la non applicabilità della pena di morte.
Il 21 marzo i fucilieri atterrano in India, accompagnati dal viceministro de Mistura, e attualmente alloggiano all'Ambasciata italiana di Nuova Delhi.

Il resto è storia recente e basta leggere la prima parte dell'articolo. Una vicenda dai tratti contorti che poteva essere gestita sicuramente meglio da entrambe le parti, ma soprattutto da un Governo che dice di godere di un'alta considerazione e autorevolezza in Europa e nel mondo.

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