L'ultima mossa di Napolitano

Napolitano ha deciso. Niente dimissioni, nessun nuovo incarico, per ora, niente elezioni. Il Capo dello Stato ha optato per la soluzione olandese: istituire due commissioni di lavoro, una sorta di bicamerale, che si occupino di formulare, in tema di riforme istituzionali e in tema economico - sociale europeo, delle chiare e precise basi programmatiche sulle quali far convergere le principali forze politiche, creando una maggioranza e quindi un governo.
 Ennesima sconfitta dei partiti che, ancora una volta, si sono dimostrati incapaci, negligenti e irresponsabili al punto tale da farsi commissariare da un ristretto numero di "saggi" che gli detti l'agenda programmatica. Quando questi signori avranno l'umiltà di ammettere il fallimento e si faranno definitivamente da parte?

Soluzione, quella di Napolitano, che ha riscontrato un consenso quasi unanime. Pd, Pdl e Lega già hanno fatto sapere di affidarsi completamente alla scelta del Presidente; il M5S, anche se indirettamente, fa sapere che la strada indicata da Napolitano è quella che più si avvicina alla soluzione. Strada che si rifà a quella già percorsa dagli olandesi quando, dopo una situazione di stallo venutasi a creare dopo le elezioni politiche, un ristretto gruppo di personalità diverse tra loro, pose la basi programmatiche per mettere in piedi un governo sostenuto da un'ampia maggioranza parlamentare. La mossa in Olanda funzionò e le successive elezioni decretarono uno scenario chiaro, in normale regime democratico.

Allo stato attuale non possiamo sapere che esito regalerà questa "strategia", ma intorno ai due gruppi di lavoro si stanno già levando critiche e dubbi; più che altro legate ad alcuni nomi che li compongono. Ma dedichiamoci maggiormente ad esaminare quello che questi due gruppi di "saggi" dovrebbero fare per risollevare questo paese. Come abbiamo già detto queste due commissioni si occuperanno di redigere una bozza programmatica, sia per le riforme istituzionali sia per il sistema economico del paese.

Commissione Istituzionale
Questa gruppo dovrà occuparsi di dettare le linee guida per riformare l'architettura istituzionale, di cui si parla da tanti anni. Per tanto tempo il dibattito politico italiano in tema era maggiormente propenso ad una riforma presidenziale, o semipresidenziale stile Francia. A mio avviso l'unico sistema che si sposa al meglio con la nostra forma parlamentare, senza snaturarla troppo, è una sorta di premierato all'inglese. Aumentare considerevolmente i poteri del Presidente del Consiglio, che diventerebbe Primo Ministro o Premier, e dell'esecutivo in generale; introdurre un sistema di sfiducia costruttiva che rafforzi la stabilità del governo e istituzionalizzare anche la figura del cosiddetto governo ombra per dare alla minoranza maggior possibilità di opposizione. Superare il bicameralismo perfetto, vero cancro del nostro tortuoso sistema parlamentare, con l'introduzione di un bicameralismo asimmetrico formato da una camera bassa, con compiti nazionali, e una camera alta come rappresentanza delle autonomie regionali e territoriali. Infine cambiare l'attuale legge elettorale passando ad un sistema maggioritario uninominale.

Commissione Economica
Questa commissione, invece, è chiamata a stilare una serie di punti programmatici per riformare il sistema economico del paese, rilanciandolo secondo gli standard europei. A mio parere le questioni più urgenti da affrontare sono: a) diminuire la spesa pubblica, tagliando quella improduttiva; b) tagliare la pressione fiscale arrivata a livelli insostenibili; c) diminuire il debito pubblico; d) agire sulla disoccupazione e rilanciare la crescita. Questi, secondo me, sono i punti principali su cui discutere e intervenire urgentemente.
Solo tagliando la spesa pubblica e, attraverso questi interventi, abbassando la pressione fiscale potremmo rimettere in moto la produttività del paese, strozzata appunto dall'elevata pressione fiscale. Abbattere una parte del debito anche attraverso un piano di dismissioni pubbliche, di immobili e di società partecipate; sbloccare i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese, di cui si parla tanto in questi giorni.
Attraverso queste manovre potremmo rilanciare la produttività del paese e sperare di rimettere il segno + davanti al PIL, il che vorrebbe dire ritornare a crescere.

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