I "saggi" inutili

Il lavoro dei saggi è terminato. Purtroppo le dichiarazioni di Valerio Onida e di altri sull'inutilità della mossa di Napolitano e del loro operato si sono rivelate più che fondate. Marco Travaglio, in un suo monologo a Servizio Pubblico, disse "se questi sono i saggi i fessi chi sono?". Aveva terribilmente ragione. Il documento doveva contenere solo 4 o 5 punti programmatici chiari e precisi sui quali le forze politiche dovevano convergere per formare una maggioranza e un governo. Invece quello partorito dai nostri saggi è un vero e proprio "papello" di 112 pagine, magari attinto dai programmi dei partiti politici di appartenenza. Un autentico programma dell'inciucio.

La cosa più sorprendente è che i nostri saggi, nella situazione di grave crisi economica e politica in cui ci troviamo, hanno pensato bene di occuparsi di giustizia, intercettazioni, di riforma del Csm; tutto in chiave antigiudici per compiacere qualche capo di partito. Potevano concentrare tutta la loro saggezza su temi più urgenti, hanno sprecato un'occasione. I punti sull'architettura istituzionale dello Stato sono abbastanza vaghi e ripropongono le stesse chiacchiere che sentiamo da decenni. D'altronde da Quagliariello e da Violante non ci si poteva aspettare che risolvessero i problemi del paese, visto che sono tra coloro i quali li hanno causati, ma almeno, ora che erano chiamati a svolgere un ruolo diciamo al di sopra delle parti e libero da interessi partitici, potevano sforzarsi un po' di più. E, cosa più importante, non pensare ai problemi, magari giudiziari, dei capifazione e avere più rispetto degli altri poteri dello Stato, che si impegnano a garantire la libertà e la democrazia e che dovrebbero essere indipendenti.

Napolitano voleva facilitare il compito al suo successore, fornendogli su un piatto d'argento le condizioni necessarie per nominare una personalità in grado di formare il governo. Una buona intenzione, sicuramente, di cui però non potrà godere il prossimo inquilino del Quirinale. I partiti politici non si sono ancora espressi, ma il documento prodotto dai saggi di certo non aiuterà ad ammorbidire le loro posizioni. I veti incrociati rimarranno e, forse dopo aver letto le proposte, si rafforzeranno ancora di più. Ormai l'unica via di uscita sono le elezioni, che solo il nuovo Presidente della Repubblica può indire; ma con l'attuale legge elettorale non avrebbe alcun senso. I nostri politici preferiscono prendersi il rischio di prolungare ulteriormente il periodo di stallo, che potrebbe scaturire dalle nuove elezioni a causa del Porcellum, anziché mettere da parte gli interessi personali e prodigarsi per il bene del paese. Anche se non so quanto bene potrebbero fare all'Italia Bersani e Berlusconi in un governo di larghe intese, ho molti dubbi a riguardo. E il dato che esce fuori dalla troppa tranquillità dei mercati, nonostante la situazione di instabilità, e dello spread è  abbastanza simpatico. Forse i mercati preferiscono un paese senza guida anziché governato da Bersani e Berlusconi. Ma loro direbbero prontamente che l'Italia non è senza guida, perché c'è il governo Monti che opera pienamente e che fa fronte alla crisi economica, per questo lo spread non è schizzato alle stelle; e poi sotto a criticarlo perché non ha risolto i problemi. Quanta bella coerenza in questo paese.

A questo punto aveva ragione Renzi quando diceva che si stava solo perdendo tempo, ma quello lo dicevano gli stessi saggi, scatenando l'indignazione di Napolitano e dei suoi compagni di partito. Abbiamo aspettato (perso) ansiosi dieci giorni il frutto di così tanta saggezza per poi ritrovarci un programma lungo e vago il cui destino sarà quello di rimanere chiuso in un cassetto del Quirinale ad accumulare polvere. Povera Italia!

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