La nuova tentazione dei partiti

E' ormai evidente che la vera contesa politica si è spostata sul ruolo del Presidente della Repubblica e sulle imminenti votazioni per il successore di Napolitano. Un tempo il vero oggetto dei desideri dei partiti era il governo; si cercava di vincere le elezioni a tutti i costi per mettersi al governo del paese e guidarlo per un'intera legislatura (5 anni, più il  periodo di disbrigo degli affari correnti che, nel caso del governo Monti, si è allungato ulteriormente). Ora il quadro è cambiato, e con esso anche l'obbiettivo delle principali forze politiche.


Sarà che negli ultimi anni la figura del Capo dello Stato ha assunto un ruolo sempre più centrale, sempre più forte e decisivo a tal punto da spingere qualcuno a pensare che ci trovassimo in una vera e propria repubblica presidenziale. Camuffata. Di certo il Presidente Napolitano, forse spinto anche dalla gravità e urgenza della situazione degli ultimi anni, ha avuto un ruolo di assoluto protagonista nelle recenti vicende politiche. E' stato lui a portare Mario Monti a Palazzo Chigi, nominandolo prima senatore a vita, quando la fiducia al governo Berlusconi venne a mancare. E' stato lui con i suoi numerosissimi moniti a calmare le acque, quando erano particolarmente minacciose, entrando di fatto nel gioco della politica e rendendo decisiva la sua parola. E' stato lui a difendere il paese, quando ce n'era bisogno, da qualche critica eccessiva venuta dall'estero, mentre i nostri politici erano impegnati a litigare tra loro e a porre veti reciproci e incrociati che hanno reso il paese ancora più instabile e ingovernabile. E' lui che ha istituito due commissioni di "saggi" per cercare di accordare i partiti su un'agenda programmatica condivisa; e nel farlo legittima ulteriormente il governo Monti perché non è stato sfiduciato dal Parlamento. Peccato però, e non è un piccolo dettaglio, che questo governo la fiducia dal Parlamento, quello nuovo, non l'abbia mai ricevuta.

E' chiaro che un ruolo che ha assunto questa rilevanza fa gola ai partiti politici, ed è quasi normale che cerchino di "accaparrarselo" piazzandoci una personalità a loro vicina. E la funzione imparziale, di garanzia della Costituzione e dell'unità nazionale può andare a farsi benedire. L' elezione del nuovo Capo dello Stato potrebbe influire anche sulla formazione del nuovo governo. Se il Pd decidesse di accontentare Berlusconi nel portare al Quirinale un moderato, il Pdl potrebbe rimuovere il veto e appoggiare un eventuale governo Bersani; sempre se l'ipotetico nuovo Presidente conferirà di nuovo l'incarico al leader dei democratici. Andrebbe comunque stabilito il tipo di appoggio che Berlusconi deciderà di dare. Bersani è ancora deciso nel suo no categorico ad un governissimo, con ministri Pd e Pdl; il segretario democrat preferirebbe un appoggio esterno, in stile governo Monti. Difficilmente il cavaliere accetterà queste condizioni ma in politica mai dire mai. Può darsi che si sentirà talmente appagato dal fatto di aver portato al Colle un suo fedelissimo, magari Gianni Letta, che accetta il diktat di Bersani. Una volta "monopolizzato" il Quirinale quello che più preoccupa è l'uso che farà di quel ruolo e come telecomanderà il suo adepto, non oso nemmeno immaginare.

Di nomi papabili se ne sono fatti già abbastanza, tutti catenacci di un'epoca passata e perduta, come direbbe Sgarbi. D'Alema, Marini, Amato, Prodi, Letta (senior), Pera e chi più ne ha più ne metta. Ma il nome più in voga nelle ultime ore, e forse anche quello maggiormente condiviso da tutti, è quello di Emma Bonino. Le quotazioni della leader radicale si sono alzate considerevolmente, forse perché donna, forse perché persona saggia e di esperienza, forse perché la sua storia politica, costellata da meritevoli battaglie per i diritti umani e civili, è ritenuta la più giusta e completa, anche se ambigua in alcuni casi. E forse per tanti altri motivi.
Sta di fatto, però, che il piano di usurpazione di quel ruolo è cominciato.

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